Exomars 2016:Prima parte di un viaggio alla ricerca di vita estremofila.

La mattina di Lunedi 14 Marzo 2016, alle ore 10:31, un’ altra sonda spaziale verrà spedita verso Marte.Si tratta della prima fase del progetto in due step, quasi totalmente europeo, denominato ExoMars , che tra il 2016 ed il 2018, proverà a fornire un preciso quadro del passato biologico  marziano (se mai ve ne è stato uno). Il tutto nasce dalla collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e quella russa (Roscosmos), che dal consueto cosmodromo kazako di Bajkonur, spinta inizialmente dal vettore a 3 stadi Proton-M, inizierà il lungo viaggio interplanetario di sette mesi.

La missione si aggiungersi a quelle che dagli anni settanta del novecento hanno raggiunto proficuamente il pianeta rosso: Viking,Mars Global Surveyor, Mars Pathfinder(Sojourner),Mars Odyssey,Mars Exploration Rover (Spirit e Opportunity) e Phoenix. Ma ora, il nome inequivocabile di missione, suggerisce gli intenti ambizioni del progetto del 2016. Con Exomars  per la prima volta l’obiettivo primario sarà la ricerca di tracce di vita biologica attuale ( possibilità remota), ma soprattutto del passato marziano.

ExoMars2016_Schiaparelli

Test termico per i moduli di missione Exomars 2016.

La missione consta di due moduli operativi: l’orbiter TGO (Trace Gas Orbiter), che una volta a destinazione,  rivoluzionerà il pianeta rosso a circa 400 chilometri di altezza, alla ricerca di metano ed altri composti del carbonio, quali marcatori indefettibili della storia biologica e geologica del pianeta rosso.

Il lander Sciaparelli, invece,raggiunta la superficie di Marte, lavorerà per qualche giorno come dimostratore tecnologico per la ventura missione Exomars 2018, che farà “ammartare” un altro rover in un luogo ancora da scegliere tra alcuni siti candidati, previamente vagliati dal TGO di Exomars 2016. Solo allora prenderà avvio la vera e propria bio-ricerca in situ , per mezzo di trivellazioni a partire dal Gennaio 2019, con le modalità suggerite dalla preventiva perlustrazione di Schiaparelli.I rover funzionano a  celle fotovoltaiche e sono in grado di  compiere analisi geologiche sulle rocce superficiali e biochimiche su campioni di terreno, nella ricerca di indizi riconducibili ai processi degli organismi viventi.

La finestra delle 10:31 CET è quasi irripetibile per rendere il viaggio il più breve possibile: circa sette mesi.Un’ ulteriore opportunità verrebbe fornita tra 11 giorni, ma la durata  sarebbe maggiore.Complicate considerazioni di meccanica celeste indicano invece che dopo il 25 Marzo 2016 la missione dovrebbe essere abortita fino alla prossima opposizione, tra due anni.Il primo segnale di missione Dovrebbe arrivare intorno alle ore 22:29 CET.

Schiaparelli

Il rover Sachiaparelli in un’anticipazione artistica.

L’Italia e Torino nello specifico, hanno tanta parte nel progetto Exomars. Il suo stanziamento di 1,3 miliardi di euro (34% della spesa complessiva di missione),ne giustifica il ruolo di capo fila in seno all’ ESA. Il lander Schiaparelli poi, è stato realizzato da Thales Alenia Space, un sodalizio tra la francese Thales ( che vi partecipa al 67%) e la nostra Finmeccanica ( 33%).Inoltre a Telespazio, un’ altra  joint venture tra le suddette aziende ( stessa percentuale partecipativa), è demandato un ruolo centrale nel controllo di missione.

Tutto il payload di Exomars ( orbiter e lander) è contenuto entro l’upper stage del Proton-M. Questo modulo, chiamato Breeze-M, rilascerà le 4,3 tonnellate di Exomars nella rotta verso Marte.

Nella prima fase di missione, le operazioni saranno quelle a cui è normalmente sottoposto il Proton-M, utilizzato per trasferire in orbita geosincrona i satelliti di telecomunicazione.In questo caso però,  il carico pagante verrà poi immesso in una geometria di fuga dal campo gravitazionale terrestre.

Timeline:

  • 10:31, accensione dei sei motori del primo stadio del Proton-M
  • 10:33, separazione primo stadio del razzo a 43 km d’altezza e velocità di 1667 m/s
  • 10:36, distacco second stage a 129 km d’altezza e vel. di 4450 m/s.
  • 10:37,il  fairing (la punta del lanciatore), si smezza ritornando al suolo.
  • a 9’42” dal lancio separazione suborbitale dal terzo stadio del Breeze-M ( con i due moduli operativi). Altezza 159 km, vel.  7220 m/s.
  • Qualche secondo dopo, prima accensione motori dell’ upper stage ed inserimento in orbita di parcheggio.
  • Dopo un’ orbita  intorno alla Terra,ulteriori quattro spinte del propulsione del Breeze-M.Aumento velocità, innalzamento progressivo della sua orbita ed eccentricità.
  • 10h 45′ dal lancio, ultima propulsione di Breeze-M ed immissione in traiettoria marziana.
  • 10h 56′ dal lancio, la sonda si stacca dal vettore. Per Breeze-M, a 5000 chilometri da Terra, brevissima accensione dei motori.Immissione i orbita cimitero e rientro in atmosfera.
  • Exomars apre i pannelli solari ed inizia il viaggio vero e proprio di sette mesi. Buona Fortuna.

 

Anche sotto una prospettiva simbolica,ExoMars è figlia della terra piemontese, ed in particolare di Savigliano. Il lander di missione prende infatti il nome dal celebre astronomo piemontese Giovanni Virginio Schiaparelli ( 1835-1910), che al pianeta rosso dedicò buona parte dei propri studi, affascinato a tal punto da vedere in quelle lontane osservazioni telescopiche di fine Ottocento, anche ciò che in realtà non esisteva.Galeotta fu la grande opposizione del 1877, la cui osservazione, compiuta presso l’osservatorio di Brera a Milano, diede a Schiaparelli la convinzione che il suolo di quel mondo lontano fosse fittamente solato da canali, strutture geologiche prodotte dal lavorio di un qualche liquido che sarebbe fluito nel passato. Marte avrebbe già avuto quindi un’ attività geologica e biologica, quantomeno primordiale.
Schiaparelli si riferiva a canali nel senso esclusivo di formazioni naturali. Formazioni che in lingua inglese vanno sotto il nome di channels e non a strutture artificiali ( in inglese canals).Un’ erronea traduzione terminologica dei lavori planetari del saviglianese, diedero invece cittadinanza nella cultura  anglosassone ad articolate morfologie marziane,realizzate da esseri intelligenti che tentavano di sottrarre il proprio mondo morente all’avanzare dell’inaridimento: nell’immaginario queste monumentali opere di canalizzazione avrebbero quindi dovuto drenare l’acqua, ancora presente nelle regioni polari, verso le terre medio boreali ed australi, ove sarebbero state concentrate le agonizzanti popolazioni aliene.

Ferma una pressoché unanime opposizione da parte del mondo scientifico di allora a quelle posizioni,l’argomento attecchì nella cultura popolare. A tal punto che il benestante diplomatico statunitense Percival Lowell ( 1855-1916), letteralmente catturato dalle (mal poste) suggestioni del pianeta rosso, abbracciò repentinamente l’astronomia e si prodigò per il resto della vita nel sostenere che quei canali fossero veramente opere di ingegneria idraulica.Fece anche costruire a tal fine l’omonimo osservatorio astronomico, ancora oggi in servizio, a Flagstaff in Arizona.

Ci volle però un secolo per mettere fine alla questione: nel 1965 il Mariner 4 fotografò il suolo di Marte e il Mariner 9 nel 1971 ne realizzò una mappatura sufficientemente dettagliata da escludere l’esistenza di quello che qualcuno romanticamente volle vedere dalla Terra.I canali altro non erano che incisioni e craterizzazioni di origine vulcanica.

Curiosamente Lowell, nel sottolineare le sorprendenti possibilità offerte in alcuni casi alle osservazioni telescopiche, aveva un argomento abbastanza persuasivo: si constata infatti che di oggetti molto estesi e ben contrastati, si possono percepire dettagli di appena 1/6 del potere risolutivo teorico; si pensi ad esempio ai fili elettrici che l’occhio scorge in lontananza anche se sottendono appena 10” d’arco. In questo modo egli guadagnava credito nei confronti di chi obiettava che la risoluzione dei canali sarebbero stata al di là del potere risolvente del telescopio impiegato.

Le missioni successive hanno poi messo in luce che molto probabilmente anche l’acqua ha avuto un ruolo nel modellare la superficie e le vallate marziane.Quindi Schiaparelli non era poi del tutto in errore.Ma il mito del marziano ( l’alieno per definizione) si è rafforzato fino ai gironi nostri, assumendo connotati sempre più foschi e fantasiosi e diventando infine un barbaro predatore dei mondi celesti: è noto quello che accadde a New York la sera del 30 Ottobre 1938 durante lo show radiofonico del Mercury Theatre on the Air. Si trasmetteva un  arrangiamento del romanzo del 1898 di Herbert George Wells (1866-1946), la guerra dei mondi. La voce di Orson Welles ( 1915-1985)  fu talmente persuasivo nel narrare fatti che già H.G. Wells aveva reso  verosimili, da creare il panico tra gli ascoltatori, facendo credere alla popolazione contagiata da questo delirio, di essere davvero sotto l’attacco dei marziani.

 ExoMarse e le missioni a tema  dei prossimi decenni, diranno qualcosa in più anche dal punto di vista della vita marziana passata o di una, elementare, attuale.Se scopriremo tracce di vita marziana, con ogni probabilità non sarà come se la immaginarono Lowell e Wells.

Andrea.B@Webmaster

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Di formazione giuridica, da circa 15 anni mi interesso di astronomia ,di aeroplani, di scienza in genere e divulgazione.
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